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Rosa Prima, la storia di una rosa che c’è solo qui

Tempo di lettura: 3 min
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n un roseto ai piedi delle Dolomiti bellunesi c’è una rosa sconosciuta che non esiste da nessun’altra parte. È una rosa che arriva da molto lontano: ha attraversato secoli di storia, ha cambiato casa numerose volte e non ha mai smesso di fiorire.

Qualche volta, nel corso delle sue avventure, qualcuno si è preso cura di lei. Altre volte invece la nostra rosa ce l’ha fatta da sola, sviluppando un carattere forte e tenace e una spiccata attitudine alla resilienza. L’abbiamo chiamata Rosa Prima, ha un elegantissimo colore purpureo, un fascino nostalgico e un portamento fiero.

Rosa Prima appartiene al gruppo delle rose antiche, ovvero quelle rose che esistevano prima di quelle ibride o moderne (il primo ibrido risale probabilmente al 1867, ed è questa la data di “confine” tra le rose antiche e le rose moderne).  

Si pensa che le rose antiche affondino le loro origini fin dalla prima comparsa dell’umanità: ecco perché hanno un bagaglio talmente grande che quando le guardiamo è come osservare un dipinto, o come leggere un libro. Sono rose che raccontano. 

La nostra Rosa Prima appartiene alla specie delle rose galliche, conosciute già dai Greci e dai Romani. È una rosa che fiorisce una sola volta all’anno e che è dotata di una grande capacità di adattamento alle diverse temperature, soprattutto a quelle basse, ma anche a quelle alte.

Ma che cosa sappiamo esattamente della storia della nostra rosa sconosciuta?

Rosa Prima, con i suoi fiori che una volta l’anno si tingono di varie tonalità di viola intenso, è stata una delle prime rose antiche ad abitare il Roseto di Seravella, un luogo che ospita moltissimi esemplari di rose rare e speciali, ognuna delle quali è arrivata lì per dei motivi affascinanti e avvincenti che vi invitiamo a scoprire.

Le prime notizie di Rosa Prima nel territorio delle Dolomiti Bellunesi la vedono nel brolo del monastero di Santa Maria degli Angeli a Feltre. 

Questo monastero, attivo dal 1489 fino all’inizio dell’800, ospitava delle monache clarisse le quali, tra le loro attività quotidiane, si prendevano cura del brolo, un giardino bellissimo, ricco di molte piante rare e preziose. 

Nel 1806 il monastero venne trasformato in caserma militare e da allora tutte queste meravigliose piante, compresa la nostra rosa, iniziarono un po’ alla volta a sparire da qui, un po’ perché nessuno le accudiva più e un po’ perché l’edificio subì incendi e restauri nel corso degli anni. 

Ma è evidente che la protagonista della nostra storia ha trovato altri modi per sopravvivere: prendendosi cura di sé, spostandosi in altri giardini, continuando a fiorire e a regalare spettacoli viola in luoghi di fortuna, fino a quando non ha trovato una nuova casa e nuove mani che le dedicano le attenzioni che merita, a Seravella.

Le sue straordinarie caratteristiche hanno attirato l’attenzione della nostra squadra di ricercatori, che hanno scoperto come la forza vitale fuori dal comune di Rosa Prima si traduca anche in eccellenti proprietà cosmetiche in grado di veicolarne tutto il suo potere. 

Conoscere Rosa Prima, studiare le sue caratteristiche, annusare il suo profumo, consapevoli che probabilmente in nessun’altra parte del mondo qualcun’altro ha questo privilegio è qualcosa che ci entusiasma. 

Pensare alle mani delle monache che si sono prese cura di lei e ai loro occhi che l’hanno guardata ogni giorno, in quel monastero, è un po’ come accogliere un messaggio in bottiglia che ha viaggiato per secoli, ritrovando emozioni e pensieri persi nelle polveri dei secoli. 

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Rosa Prima, la storia di una rosa che c’è solo qui
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Rosa Prima, la storia di una rosa che c’è solo qui
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In un roseto ai piedi delle Dolomiti bellunesi c’è una rosa sconosciuta che non esiste da nessun’altra parte.
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