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Siccità e Dolomiti, ne parliamo con l’ARPAV

Tempo di lettura: 6 min
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he si stia assistendo ad eventi atmosferici fuori dal comune è ormai un dato di fatto: la salute della Terra preoccupa e ora più che mai è il momento di non girare la testa dall’altra parte, ma di informarci e agire. Consapevoli di questo, ci siamo chiesti come sta cambiando il territorio delle Dolomiti e che impatto sull’ambiente, e quindi su di noi, porta e porterà la crisi climatica.

Ne abbiamo parlato con due ingegneri dell’ARPAV: Sara Pavan, ingegnere Unità Organizzativa Idrologia e Gianni Marigo, direttore del Servizio Neve Valanghe di Arabba, i quali ci hanno spiegato che se è vero che i periodi di siccità ci sono sempre stati, è altrettanto vero che i cambiamenti climatici in atto potrebbero portare a una maggiore magnitudo e frequenza di questi eventi siccitosi, associati a altri inediti climatici quali precipitazioni sporadiche ma abbondanti, grandine di grosse dimensioni, neve che va sparendo in fondo valle. 

E questo non va bene.

Siccità e Dolomiti: che cosa ci dicono i dati?

Quando si parla di scarsità o abbondanza idrica è buona norma fare riferimento all’anno idrologico e non all’anno solare. L’anno idrologico inizia a ottobre e si conclude a settembre, rappresentando quindi l’andamento delle quattro stagioni a partire dall’autunno. 
 
L’inizio dell’anno idrologico 2022- 2023 per la zona delle Dolomiti è stato molto simile al 2021-2022 e al 2006-2007, anni notoriamente caratterizzati da carenza di acqua, con precipitazioni ampiamente sotto la media.
A fine aprile il deficit pluviometrico accumulato nella zona del bacino del Piave arriva a -43%. 
 
Per quanto riguarda la neve, nelle Dolomiti il 30 aprile l’indice di spessore del manto nevoso era pari a 43 cm (norma 38-104 cm) con un deficit del 41% rispetto alla media e nelle Prealpi di 5 cm (norma 5-24 cm) con un deficit dell’71%, delineando una situazione simile a quella del 2022. 
 
Questa situazione si riflette sui deflussi dei principali corsi d’acqua, dove la portata media del mese di aprile è stata molto variabile ma ovunque prossima o inferiore alla metà della media mensile storica, con valori di -51% sul Boite a Cancia, -60% sul Cordevole, -61% sul Fiorentina e – 42% sul Piave. 
Copertura nevosa dello scorso inverno in Val Bios - gentile concessione ARPAV.

Quali sono le conseguenze di un inverno così secco?

Le conseguenze sono molteplici, e toccano sia le attività antropiche che la vita degli ecosistemi. Una minore portata dei corsi d’acqua può determinare una minore produzione di energia idroelettrica, una minore possibilità di accumulo per gli invasi e di conseguenza una potenziale minore riserva a disposizione dell’agricoltura per il periodo estivo. Gli ecosistemi fluviali possono subire cambiamenti a causa della diminuzione della superficie di alveo bagnato e della disponibilità di aree umide, strategiche per molte specie animali.

Perché piove poco negli ultimi anni e qual è la gravità della situazione?

Non esiste un’evidenza statistica in merito a un trend definito sui quantitativi annui di precipitazione in Veneto, ovvero si osserva una notevole variabilità interannuale. Vero è che negli ultimi due anni, in particolare nelle ultime due stagioni autunno/invernali, i valori pluviometrici sono significativamente sotto media, anche in maniera rilevante, ma è altrettanto vero che negli anni precedenti si sono verificate situazioni di precipitazioni sopra media.
La cosa che si può osservare è che si sta accentuando l’estremizzazione di questi fenomeni, sia in un senso (scarsità di precipitazioni) che nell’altro (eccesso di precipitazione, perlopiù concentrate in brevi periodi).

Siccità nelle Dolomiti

Le siccità in passato ci sono sempre state. La differenza adesso qual è?

La scarsità idrica del 2022 è stata particolarmente accentuata da temperature al di sopra della media per gran parte dei mesi primaverili ed estivi, che hanno determinato un aumento del fabbisogno di acqua, in particolare per l’agricoltura.
In generale però non ci sono grandi differenze rispetto al passato, quello che può fare la differenza è la frequenza con cui questi periodi siccitosi si presenteranno in futuro.

Molte piante delle Dolomiti hanno adattato il loro ciclo di crescita alle stagioni e il cambiamento repentino di queste temperature influisce sulla loro fioritura e crescita. La siccità sta mettendo a rischio la flora montana?

I cicli vegetativi delle piante sono direttamente influenzati dalle temperature e anche dall’andamento pluviometrico; questo vale anche per le piante delle Dolomiti, ma la risposta in termini di modifica della composizione della flora in una determinata area avviene in tempi relativamente lunghi. 

Certamente la prolungata carenza di acqua può mettere a rischio alcuni ecosistemi e portare in sofferenza le piante. Anche l’attività di alcuni insetti patogeni delle piante è generalmente influenzata dall’andamento termico, consentendo spesso le alte temperature invernali una maggiore possibilità di sopravvivenza degli insetti stessi.

fiume tra la roccia
acqua pura delle Dolomiti

Stiamo assistendo a degli inediti climatici: lunghi periodi senza piogge, siccità associata ad alte temperature, precipitazioni sporadiche ma abbondanti, grandine di grosse dimensioni, neve che va sparendo in fondo valle. Se questi inediti si reitereranno, verso che mondo ci stiamo affacciando? Come cambieranno le Dolomiti?

La domanda descrive quanto già sopra accennato, ovvero una comprovata estremizzazione dei fenomeni meteorologici, principalmente legata all’aumento delle temperature, osservato a livello mondiale (Global Warming), ma osservato anche a livello locale; il Veneto, come d’altra parte buona parte del bacino del Mediterraneo e l’area alpina, sono, in termini climatologici, definiti degli Hot Spot, poiché in queste aree l’aumento delle temperature osservate risulta superiore all’aumento medio globale, di un ordine quasi doppio. Le popolazioni e i territori dovranno quindi in futuro fare i conti con una probabile ulteriore accentuazione di questa estremizzazione, adottando strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Le maggiori evidenze che si stanno osservando sulle Dolomiti riguardano una risalita della quota media delle nevicate, una minore durata della neve al suolo stagionale soprattutto nelle valli a quote medio-basse, ma soprattutto una drammatica riduzione sia areale che volumetrica dei ghiacciai, che, se perdurerà il trend di aumento termico, saranno probabilmente destinati a scomparire a causa della bassa quota alla quale si sviluppano.

Dott.ssa Sara Pavan - ARPAV
Ing. Sara Pavan - ARPAV
Dott. Gianni Marigo - ARPAV
Ing. Gianni Marigo - ARPAV
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Siccità e Dolomiti, ne parliamo con l’ARPAV
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Come sta cambiando il territorio delle Dolomiti e che impatto sull’ambiente, e quindi su di noi, porta e porterà la crisi climatica. Ne abbiamo parlato con l'ARPAV. Leggi l'intervista.
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