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Enrosadira, la leggenda del roseto incantato che colora di rosa le Dolomiti

Tempo di lettura: 3 min
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gni giorno sulle Dolomiti c’è un appuntamento irripetibile e rarissimo che regala spettacolari giochi di luce in grado di catturare lo sguardo e lo stupore di chiunque abbia la fortuna di assistervi. Capita che quando il sole bacia le montagne, all’alba e al tramonto, le rocce si tingano di un rosa intenso, unico e magnetico, che rivela tutta la forza e la poesia delle nostre Dolomiti.

Non si tratta di una magia, il fenomeno è spiegabile scientificamente e dipende dalla particolare composizione chimica delle rocce che compongono i Monti Pallidi (ne abbiamo parlato qui). 

Questa suggestiva atmosfera prende il nome di Enrosadira che – letteralmente – significa “tingersi di rosa”; la sua origine, narra la leggenda, è intrecciata alla storia di un roseto dall’eterna bellezza che venne creato in un tempo lontanissimo proprio sulle Dolomiti. 

Questa leggenda narra che sul Catinaccio si trovava il giardino delle rose di Re Laurino, lo scaltro re dei nani, che creò quel meraviglioso roseto per amore di una ragazza di nome Similde.

Re Laurino era un sovrano molto ricco: possedeva molti tesori, gemme preziose, ori pietre rare, un mantello dell’invisibilità e una cintura magica che gli dava la forza di dodici uomini. 

Un giorno venne a sapere che il re dell’Adige avrebbe tenuto una grande festa in onore della sua splendida figlia Similde e così, anche senza essere stato invitato, decise di andarci ugualmente indossando la sua cintura per non farsi vedere da nessuno. Giunto all’evento, re Laurino vide Similde, la principessa, e se ne innamorò perdutamente al primo sguardo. Così la portò con sé nel suo regno sul Catinaccio.

Laurino era così innamorato di quella ragazza che, con un incantesimo, ricoprì la montagna di un bellissimo manto di rose rosse di modo che la principessa potesse vivere in un luogo incantevole, proprio come lo era lei (da qui il nome tedesco del Catinaccio: Rosengarten – giardino delle rose).

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Catena montuosa del Catinaccio

Il re dell’Adige però non era d’accordo con questa unione e pertanto non restò con le mani in mano. Con il suo esercito marciò verso il regno di re Laurino, deciso a liberare sua figlia.

Il re dei nani era sicuro che nessuno lo avrebbe scovato perché, grazie alla sua cintura, poteva rendersi invisibile. Ma non aveva tenuto conto di una cosa: ogni volta che si muoveva all’interno di quel bellissimo giardino di rose che lui stesso aveva creato, ne calpestava qualcuna. Così ai soldati del re nemico bastò seguire il sentiero di rose calpestate per raggiungerlo, catturarlo e strappargli la cintura magica.

Al povero re Laurino non restò che arrendersi e separarsi col cuore spezzato dalla bella Similde. Prima di farlo, però, lanciò una tremenda maledizione contro quel giardino di rose che lo aveva tradito. Disse: “né di giorno, né di notte alcun occhio umano potrà più ammirarti”. E così, dove un tempo c’erano quelle bellissime rose non restò che la nuda roccia.

Re Laurino però, per nostra fortuna, non aveva tenuto conto dell’ora dell’alba e del tramonto, che non sono né giorno né notte. 

Per questo, ancora oggi, quando il sole scende dietro le montagne, possiamo ammirare i colori del giardino di rose rosse che dipinge le cime delle Dolomiti.

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Enrosadira, la leggenda del roseto incantato che colora di rosa le Dolomiti
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Enrosadira, la leggenda del roseto incantato che colora di rosa le Dolomiti
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L'Enrosadira, fenomeno spiegabile scientificamente, è legata alla leggenda di un roseto nelle Dolomiti. Scoprila
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